SACRO E PROFANO
Spesso questi due aggettivi si usano in contrapposizione tra loro per tracciare una netta linea di demarcazione tra attività di natura diversa. Rientrano nel "sacro" le attività di culto, l'esperienza religiosa, l'adesione ad una chiesa, la lettura delle Sacre Scritture; l'ambito "profano" abbraccia le attività lavorative, il divertimento, lo sport, i media, i tanti interessi che ogni individuo può coltivare.
Ma per un credente esiste davvero questa linea che deve separare ciò che è sacro da ciò che è profano? Paolo scrive: "Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio" (1 Cor. 10:31).
Pensare di separare il "sacro" dal "profano", oltre che non essere coerente con l'insegnamento biblico, è anche pericoloso. E' pericoloso perchè incoraggia una visione della vita in cui c'è una frattura tra ciò che è spirituale e ciò che è materiale, con il rischio di adottare una "doppia morale". Sana dottrina, linguaggio conforme alle indicazioni bibliche, buoni sentimenti, quando si vive nella sfera "spirituale"; e invece sentimenti, linguaggio, comportamenti mondani quando si vive la quotidianità della propria esistenza al di fuori dell'ambito strettamente religioso.
Il grande predicatore Spurgeon insegnava: "Per un uomo che vive con Cristo nulla è profano, tutto è sacro". E' sacro il tempo trascorso in chiesa la domenica o gli altri giorni di riunione, è sacro il tempo vissuto fuori del locale di culto, in famiglia, al lavoro, nei mille luoghi in cui viviamo la nostra vita di ogni giorno.
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