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IL RAPPORTO DI COPPIA:

 

PROBLEMATICHE E PROSPETTIVE BIBLICHE

 

La famiglia è il nucleo fondamentale della società umana. Come credenti cristiani di fede evangelica riteniamo che la famiglia debba fondarsi sull'unione che nasce dall'amore tra due persone di sesso diverso ed accettiamo in modo indiscusso il principio biblico dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Riteniamo che le convivenze di fatto non siano conformi all'insegnamento delle Sacre Scritture, così come rifiutiamo di vedere nel divorzio la soluzione ai problemi delle coppie in crisi, pur avendo rispetto e comprensione verso coloro che hanno fatto delle scelte diverse da quelle indicate dalla Parola di Dio.

L'esperienza ci insegna che il rapporto tra i coniugi presenta momenti di difficoltà, talvolta notevoli, anche nei casi ritenuti apparentemente poco problematici. Tali problematiche sono sempre esistite, ma negli ultimi tempi hanno assunto dimensioni sempre più grandi e sono diventate sempre più numerose le coppie in crisi, crisi che spesso sfociano in separazioni e divorzi.

Il problema riguarda tutte le fasce di età: i più giovani devono trovare la giusta intesa per costruire un solido rapporto di coppia che si rifletta positivamente sulla stabilità dell’intera famiglia, i più maturi devono saper far fronte al logorio degli anni che passano e rinnovare il loro impegno di vivere un rapporto di coppia armonioso.

 

La Chiesa riflette le condizioni della società e non dovrebbe essere così, perché la Chiesa dovrebbe manifestare i segni dell’opera di Dio. Anche tutte queste problematiche familiari dimostrano che oggi ci sono dei livelli di spiritualità piuttosto bassi.

 

Le ragioni che possono generare difficoltà e crisi all’interno di un rapporto di coppia possono essere tante. E’ opportuno comunque osservare che, al di là delle cause contingenti, ci sono alcune questioni di fondo sulle quali è bene riflettere:

  • Intanto non si crede più nel valore indissolubile del matrimonio, in molti casi neanche tra i credenti. Sempre più spesso si ricorre a scuse del tipo: “Ma è Dio che ci ha uniti? Perché se così non è, non è un peccato separarci…”
  • La profonda trasformazione della famiglia. Rimanendo nell’ambito biblico della famiglia cosiddetta “tradizionale”, non si può ignorare che ci sono stati profondi cambiamenti nella vita della coppia. I sempre maggiori impegni lavorativi, sociali, culturali, sportivi, ricreativi dei vari membri della famiglia.  Il sempre più diffuso impegno lavorativo della donna al di fuori della casa, con conseguente cambiamento se non addirittura stravolgimento dei ruoli del marito e della moglie. Le sempre maggiori esigenze economiche per soddisfare i crescenti bisogni veri o presunti. La maggiore indipendenza economica della moglie. La maggiore facilità di stabilire rapporti tra persone di sesso diverse. Ed altro ancora.
  • Una minore volontà o capacità di risolvere i conflitti. Così come oggi si tende più a sostituire qualcosa che si rompe piuttosto che a ripararlo, allo stesso modo si ravvisa minore volontà o capacità di impegnarsi per cercare di “aggiustare” un rapporto di coppia in difficoltà o in crisi.

 

Riuscire a trattare in modo completo tutti gli aspetti e le problematiche della vita matrimoniale è praticamente impossibile, vista la casistica enorme che se ne può stilare.

 

Sulla base del confronto con decine di coppie della comunità si è dedotto che i temi più rilevanti su cui riflettere sono i seguenti:

  • Il valore del dialogo
  • I ruoli dei coniugi: unità e diversità
  • Problemi con le famiglie di provenienza
  • Scarsa compatibilità dei caratteri (Diversa sensibilità, diverse esigenze, differenze culturali, appartenenza a fedi diverse, ecc.)
  • Principi biblici per una corretta amministrazione
  • La sessualità nel rapporto di coppia.
  • Relazioni con il mondo esterno (Gli spazi personali, le frequentazioni, Il ruolo dei social, ecc.)

 

Di seguito sono riportate alcune riflessioni e alcuni consigli sui temi sopra elencati, riflessioni e consigli condivisi in diversi incontri tenuti, nel corso dei quali si è cercato di dare un taglio molto semplice alla discussione, evitando i discorsi teorici e dando delle indicazioni molto semplici e pratiche, basate sulla Parola di Dio e sul "buon senso", che riteniamo faccia parte di quella "sapienza" che viene da Alto e che spesso viene trascurata.

 

 

 

 

 

 

IL VALORE DEL DIALOGO

 

Quando i rapporti interpersonali manifestano qualche problema, il confronto, la discussione, il dialogo, possono essere un ottimo strumento che porta le persone a chiarire le proprie posizioni, a presentare le proprie rimostranze, ad illustrare i propri bisogni, a proporre le proprie soluzioni (Amos 3:3). Questo può valere in tutti i campi e ancor di più nell’ambito matrimoniale, in cui la risoluzione dei problemi dovrebbe essere facilitata dal fatto che tra i due coniugi dovrebbe esserci un sentimento di amore che li lega e che può esercitare un peso non indifferente per il superamento di momenti difficili.

 

Molte volte però, la discussione ed il confronto, piuttosto che portare al superamento del problema, lo aggravano. Vale quindi la pena di dare qualche consiglio che possa aiutare a confrontarsi in modo sereno e produttivo con il proprio coniuge.

 

  1. Saper scegliere il momento opportuno. Non si può ragionare in modo utile quando si è in preda all’ira e gli animi sono accesi (Prov. 15:1).

     

  2. Saper mettere a fuoco il problema, cioè saper capire dove sta veramente il problema. Molte volte, più o meno inconsciamente, si è risentiti con il proprio coniuge e gli si attribuiscono colpe per dei fatti magari di poca importanza, quando in realtà il problema è più in profondità. A volte il vero problema non viene riconosciuto, a volte non viene dichiarato esplicitamente perché si teme di ferire il proprio coniuge, ma se non si affronta seriamente la questione di fondo, non ci potrà essere una soluzione soddisfacente.

     

    Saper esprimere con chiarezza quel che si vorrebbe, motivando le proprie richieste.

  3.  

  4. Essere disposti ad ascoltare (Giac. 1:19) e a capire le ragioni e le richieste del proprio coniuge.

     

  5. Essere disponibili a fare delle concessioni, per trovare un punto di incontro (Fil. 2:3,4).

     

    Essere in ogni caso rispettosi con le proprie parole (Matt. 5:21,22; Ef. 4:29,31). Bisogna tener presente che anche quando l’ira sarà passata e la pace sarà ritornata, le ferite prodotte da parole offensive, rimarranno e saranno come macigni sulla strada della piena riconciliazione e dell’armonia coniugale. Quando si discute, non è mai il caso di "rinfacciare il passato". Se errori del passato sono stati perdonati e superati non è bene riportarli sempre alla mente. Il perdono deve essere definitivo (Is. 43:25).

  6.  

  7. Ricordare che la discussione deve essere finalizzata a trovare un accordo e che il consiglio della Parola di Dio è di risolvere al più presto le situazioni conflittuali (Matt. 5:25,26; Ef. 4:26).

 

 

 

 

I RUOLI DEI CONIUGI: UNITA’ E DIVERSITA’

 

La Scrittura insegna che i due che si sposano sono "una stessa carne". Questa sostanziale unità non esclude che all’interno della famiglia i coniugi abbiano ruoli diversi. L’unità di cui ci parla la Bibbia ci consente di affermare che tale differenziazione non deve essere vista come affermazione di una diversa dignità o di un diverso valore tra marito e moglie, ma come il modo migliore, secondo il piano di Dio, di utilizzare le risorse che l’uomo e la donna hanno insite in loro.

 

Quando si parla di ruoli dei coniugi, probabilmente la prima cosa che viene in mente è stabilire quali sono i compiti del marito e quali quelli della  moglie all'interno della coppia.

 

In realtà la prima cosa da dire è che il ruolo fondamentale che ognuno dei due deve assolvere è quello affettivo. L'uomo senza la donna è incompleto (Gen. 2:18) e viceversa. L'aiuto di cui si parla in questo versetto non deve essere inteso solo nel senso di aiuto materiale, lavorativo. L'aiuto che riceviamo dal Signore non è solo di natura materiale nel momento del bisogno. La moglie per il marito è un dono di Dio e così è il marito per la moglie (Prov. 18:22; 19:14).

 

Tornando alla differenziazione dei ruoli all'interno della coppia, rileviamo che le indicazioni eesenziali che la Parola di Dio dà sono le seguenti:

 

1.  Al marito compete la funzione di guida e la responsabilità primaria del provvedere i mezzi di sussistenza per la famiglia. Questa funzione deve essere esercitata con amore e rispetto per la moglie (Gen. 3:17-19; 1 Cor. 11:3; Ef. 5:25-28; 2 Tess. 3:10-12; 1 Piet. 3:7).

 

E’ errato l’atteggiamento del marito che, per timore o indolenza, si sottrae alle responsabilità legate alla sua condizione di capo della casa. Se il marito è un credente, ha anche la responsabilità di vegliare sulla condizione spirituale della sua famiglia.

E’ altrettanto errato l’atteggiamento del marito che ritiene di potere esercitare la sua funzione guida in modo autoritario e talvolta violento: la moglie non è una serva, ma una compagna di vita; i figli non devono essere maltrattati, ma educati ed aiutati a crescere.

Quanto detto sopra non significa che le decisioni in famiglia debbano essere prese solo dal marito o che questi non debba alzare un dito per aiutare la moglie anche nelle faccende di casa.


Il marito deve saper guadagnarsi la stima e il rispetto della moglie.


 

2.  La moglie, a cui è affidata la funzione della procreazione, ha il dovere di allevare i figli e di curare l’ambiente domestico, accettando la funzione guida del marito (Gen. 3:16; 1 Cor. 11:3; Ef. 5:22-24; 1 Tim. 5:9,10; Tito 2:4,5; 1 Piet. 3:1). Essere sottomessa al marito non vuol dire essere una schiava, ma riconoscere ed accettare le indicazioni divine per il bene della famiglia. I suoi doveri verso il marito e gli altri membri della famiglia devono essere riconosciuti e adempiuti. L’eventuale lavoro fuori di casa ed anche gli impegni connessi con la vita della comunità non possono costituire alibi per venire meno ai propri doveri di moglie e di madre.

 

La moglie deve saper guadagnarsi l'amore incondizionato del marito.

 

3.  Ad entrambi, poi, appartiene il compito di educare i figli (Prov. 6:20).

 

I figli sono un dono del Signore (Sal. 127:3), tuttavia possono anche diventare un problema nel rapporto di coppia. La nascita di un bambino produce uno stravolgimento nella vita di una famiglia. La moglie, diventata madre, può essere soggetta alla "depressione post partum", la sua sessualità, durante la gravidanza e dopo il parto, subisce inevitabili condizionamenti, le sue attenzioni saranno rivolte in primo luogo al neonato. Da tutto ciò ne può conseguire che il marito si senta trascurato ed insoddisfatto. E' evidente che questa fase della vita della coppia deve essere gestita con amore, pazienza, sensibilità, equilibrio reciproci. 

Nel corso della vita poi i figli assorbono tante attenzioni e cure da parte dei genitori che c'è il rischio che costoro mettano talmente in secondo piano la loro relazione di coppia fino a farla quasi "scomparire". La gravità di questo "vuoto" probabilmente emergerà quando i figli lasceranno la casa paterna per lavoro, per matrimonio o altre ragioni ancora.

 

Tornando al compito di educare i figli può essere utile ricordare quanto segue:
 

  • Amore, amicizia, comprensione verso i figli non escludono autorità. I figli devono vedere nei genitori persone capaci di amare, ma anche di mostrare fermezza nel guidarli.

 

  • L'educazione, per essere produttiva, deve iniziare sin dalla più tenera infanzia. Essa non deve essere intesa come un insieme di divieti, ma soprattutto come una trasmissione di valori positivi. In questa prospettiva assume un ruolo di primaria importanza l’esempio personale (Tito 2:6-8).

 

  • Sono egualmente dannosi sia il permissivismo (Prov. 13:24; 22:15), che un rigido autoritarismo (Prov. 19:18; Ef. 6:4; Col. 3:21).

 

  • E’ estremamente importante che i genitori mostrino unità di intenti ed obiettivi comuni nell’educazione dei figli. Eventuali divergenze tra i coniugi devono essere discusse e appianate tra di loro, in separata sede, mai davanti ai figli.

 

  • E’ sbagliato e pericoloso che uno dei due coniugi denigri l’altro davanti ai figli.

 

  • Salvo situazioni particolari, non ci devono essere intese, accordi, sotterfugi tra un/una figlio/a e un genitore che lascino l’altro all’oscuro delle cose.

 

N.B. Sulle tematiche connesse all'educazione e al rapporto con i figli si possono visionare anche gli articoli "Genitori e figli: una relazione speciale" e "Gli anni "difficili"", in questa stessa sezione del sito.

 

 

 

 

IL  VIVERE  QUOTIDIANO:  UN  NEMICO  SUBDOLO

 

Uno dei nemici più pericolosi per un sano rapporto di coppia è rappresentato dalla quotidianità dell’esistenza. Le forme in cui si manifestano gli effetti negativi del vivere quotidiano sul matrimonio sono diverse, ma il risultato finale è sempre lo stesso: minacciare seriamente la felicità coniugale e la serenità della famiglia.

La quotidianità delle azioni produce ripetitività e noia. Se da un lato la consuetudine genera una certa sicurezza, dall’altro produce appunto noia, mancanza di entusiasmo, apatia, indifferenza. Spesso non si è in grado o non si ha voglia di apportare delle variazioni, delle novità alla consueta vita quotidiana e alla lunga questo fatto influisce negativamente sul rapporto di coppia, fino al pericolo estremo che questo rapporto perda la sua vitalità, diventando sempre più un’unione formale, o che addirittura si deteriori tanto da indurre i coniugi alla separazione.

Quando la vita di ogni giorno diventa particolarmente intensa e movimentata subentra il pericolo dello stress. Coniugi troppo stressati dalle proprie attività non saranno in grado di dedicare tempo ed  attenzioni l’uno all’altro, con l’inevitabile conseguenza, anche in questo caso, che il rapporto coniugale ne risenta.

Prendere coscienza di un problema ovviamente non significa trovarne immediatamente la soluzione, ma per lo meno aiuta ad inquadrare la questione nella giusta prospettiva. Rendersi conto che il sistema di vita in cui ci troviamo, e che per certi versi ci siamo dati, ci fa pagare un prezzo molto elevato al nostro rapporto di coppia, ci aiuterà a non ritenere il nostro coniuge il responsabile unico del nostro disagio; ci aiuterà a non scaricare su lui/lei il nostro malessere, il nostro disappunto, la nostra insoddisfazione, la nostra stanchezza.

Se ci si rende conto che il nostro rapporto soffre per qualcuna delle ragioni dette sopra, la cosa ideale sarebbe quella di intervenire in modo da eliminare o ridurre le ragioni del disagio: rendere meno monotona la propria vita, creare delle occasioni che possano recare qualche svago o diversivo, ridurre la mole delle attività in modo da diminuire lo stress conseguente, e così via. La visione della vita coniugale presentata dalla Bibbia non è certo quella di una condizione di sofferenza psicologica: Gen. 26:8; Deut. 20:7; 24:5; Prov. 5:18; Eccl. 9:9.

Bisogna valutare seriamente la necessità di apportare qualche aggiustamento al consueto modo di vivere quotidiano, anche a costo di qualche prezzo da pagare, perché il valore di un sano rapporto di coppia è di gran lunga superiore ad altri obiettivi che si intendono conseguire (carriera, benessere materiale, rapporti sociali, soddisfazioni personali, ecc.). Il problema se lo devono porre non solo le coppie che si rendono conto di avere qualche problema in tale ambito, ma anche quelle che apparentemente non sono colpite da questo fatto, perché ilo disagio potrebbe essere “in incubazione” ed esplodere negli anni a venire.

Se non è possibile cambiare le cose, è chiaro che bisogna prendere atto della situazione e con serenità cercare di adattarsi (Fil. 4:11 – essere contento –Riv.), rendendosi conto che la conoscenza chiara del problema esistente è già di per sé un notevole aiuto per risolverlo o almeno per convivere con esso.

 

 

 

 

PROBLEMI CON LE FAMIGLIE DI PROVENIENZA

 

L’istituzione del matrimonio si basa sulle parole di Gen. 2:24: "L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne". Sono indispensabili, quindi, due fatti: la separazione dai genitori e l’unione al proprio coniuge. E’ chiaro che i termini separazione e unione devono essere intesi soprattutto in senso psicologico più che fisico: lasciare la casa paterna e continuare a "dipendere" psicologicamente o affettivamente dai propri genitori non basta, così come non è sufficiente per un buon matrimonio vivere insieme alla propria moglie o al proprio marito senza avere stabilito una reale unione di sentimenti e di intenti. Come conseguenza dei due passi suddetti scaturisce la realtà presentata dalle Scritture che i due coniugi costituiranno, pur nel rispetto delle due diverse identità, una sostanziale unità.

 

Quanto detto sopra, al di là delle enunciazioni teoriche, ha dei risvolti pratici ben precisi:

 

  1. Il coniuge deve diventare la persona più importante nella scala dei valori personali. Su di lui vanno riversati tutto l’amore e tutte le cure possibili.

     

  2. Il coniuge deve diventare l’interlocutore privilegiato nel formulare programmi, prendere decisioni, affrontare problemi.

     

  3. Salvo casi di evidente e grave colpa, il coniuge va difeso nelle questioni e nelle discussioni che spesso si manifestano all’interno della parentela.

     

    Bisogna essere molto cauti nello "sfogare" con i propri parenti, lamentandosi del proprio coniuge: quasi sempre ciò porta ad incrinare i rapporti e a compromettere la serenità.

  4.  

    E’ estremamente importante che il marito non faccia confronti tra la moglie e la propria madre, mettendo in evidenza i pregi di quest’ultima e criticando l’operato della moglie. Allo stesso modo una moglie non dovrà disprezzare il marito, facendo dei confronti con il proprio padre.

  5.  

    Bisogna limitare l’eventuale invadenza dei propri genitori o parenti in genere nel curiosare nelle faccende della propria casa, nelle visite, nelle decisioni da prendere, nell’educazione dei bambini, ecc.

  6.  

    Bisogna saper mantenere un sostanziale equilibrio nei rapporti con le famiglie di entrambi i coniugi.

  7.  

  8. L’organizzazione di feste, riunioni di famiglia, gite, ecc. deve tener conto di vari fattori quali le proprie possibilità economiche, gli spazi a disposizione, le energie fisiche e mentali, ecc.

     

Naturalmente il lasciare di cui parla Gen. 2:24 non vuol dire abbandonare, non vuol dire ignorare, non vuol dire disprezzare. Ai membri delle famiglie di provenienza sono dovuti amore, rispetto, gratitudine, accoglienza, sostegno, aiuto e quant’altro viene raccomandato dalla Parola del Signore e ciò riguarda ovviamente non solo i membri della propria famiglia di origine, ma anche quelli della famiglia di origine del proprio coniuge, a cominciare dai suoceri.

 

Non si può neppure pretendere che il coniuge dimentichi la famiglia di provenienza, troncando i rapporti con essa o impedendo che ci siano incontri, visite, conversazioni telefoniche con i familiari. Il fatto che si abbia diritto all’autonomia nella cura ed educazione dei figli non deve portare a impedire che i nonni possano godere della gioia di stare con i nipotini.

 

Spesso da parte dei suoceri si ricevono dei benefici (aiuto economico, collaborazione in casa, assistenza ai bambini, ecc.). Bisogna tener presente tutto questo, con uno spirito di riconoscenza (Col. 3:15).

 

 

 

 

SCARSA COMPATIBILITA’ DEI CARATTERI

 

Ogni persona è diversa dalle altre per temperamento, desideri, bisogni, attitudini ed altro ancora. Inoltre esistono delle differenze di sensibilità e di comportamento dovute alla diversità di sesso. Bisogna prendere atto dell’esistenza di questa singolarità di ogni essere umano. A volte la coesistenza tra due persone, nonostante le suddette differenze, risulta abbastanza agevole, a volte diventa difficoltosa o addirittura problematica.

 

  1. Nel caso del rapporto coniugale alla base di tutto dovrebbe esserci l’amore e se la Parola di Dio esorta mariti e mogli ad amarsi reciprocamente vuol dire che la cosa non è affatto scontata (Ef. 6:25; Tit. 2:4). E’ importante che si esamini se stessi e si sia certi che il sentimento che si prova per il proprio coniuge sia veramente amore. In 1 Cor. 13:4-7 sono elencate alcune delle caratteristiche del vero amore e l’esame di questo brano può aiutarci a verificare l’esistenza in noi di tale sentimento.

     

    E’ molto importante tenere presente l’esortazione contenuta in Fil. 2:3,4. Se ci si rende conto delle diverse esigenze della persona che ci sta accanto, se la si ama veramente, se si mette in pratica quanto è scritto in questo passo, molte ragioni di contrasto svaniscono senza difficoltà. Molto spesso ad innescare situazioni di conflitto sono motivi futili.

     

  2. Poiché, nonostante tutto l’impegno e la buona volontà che si possono mettere in atto per venire incontro ai bisogni del proprio coniuge, ci saranno sempre motivi di lamentela e di insoddisfazione, quanto mai preziosa è la raccomandazione contenuta in Col. 3:13.

     

  3. La serenità del rapporto nella vita coniugale è influenzato anche dall’età del matrimonio. In particolare:

     

Nei primi anni di matrimonio le differenze di temperamento e di aspirazioni emergono con maggiore vigore e dunque è in questo periodo che si dovrà porre particolare cura nello smussare le spigolosità, nell’essere disponibili, nello sforzarsi di capire i bisogni dell’altro/a, ecc.

  1.  

    Quando si è avanti negli anni, capita talvolta che il rapporto coniugale entri un po’ in crisi, e la cosa può apparire strana se questo accade tra coniugi che hanno avuto un matrimonio sereno. Uno dei due coniugi, o entrambi, diventano irascibili, poco pazienti, poco disposti a cedere o almeno a mettere in discussione i propri punti di vista, poco comprensivi, e così via. E’ di estrema importanza tenere presente che spesso ciò non dipende da un mutamento dei sentimenti, ma dal naturale logorio dell’organismo umano, in modo particolare del tessuto nervoso.

  1. Naturalmente influiscono anche le vicende della vita: salute, attività lavorativa, problemi economici, nascite, lutti, ed altro ancora. Tutte queste cose si possono ripercuotere in misura diversa sui due coniugi, per cui sarà necessaria una particolare sensibilità da parte di chi è meno "toccato" da queste cose nel cercare di capire i problemi e i bisogni dell’altro. E’ possibile anche che si rendano necessari talvolta degli "aggiustamenti", che modifichino certi equilibri che magari si erano consolidati nel tempo.

     

 

 

 

 

PRINCIPI BIBLICI PER UNA CORRETTA AMMINISTRAZIONE

 

L’amministrazione delle risorse economiche è un aspetto importante della vita di una famiglia e dunque è essenziale che anche in questo campo tra i coniugi vi sia intesa e armonia. La Parola di Dio presenta alcuni principi basilari che devono caratterizzare il rapporto del credente con il denaro ed i beni materiali in generale. Dio è il Sovrano di ogni cosa e quello che abbiamo viene da Lui, attraverso il lavoro. Siamo chiamati a ricevere da Dio ogni bene con gratitudine, ad amministrarlo con saggezza e ad "offrire" al Signore una parte di quello che Egli gli concede di avere per il sostegno alla Sua opera e l’assistenza ai poveri e bisognosi.

 

Se entrambi i coniugi sono credenti non dovrebbero esserci difficoltà a realizzare unità di sentimenti e di intenti nell’amministrare le risorse della propria famiglia, ma anche nel caso che uno dei due non sia nella fede, è importante che ci sia accordo sul modo di procedere.

 

  1. L’utilizzazione delle risorse deve essere concordato tra i due coniugi. La "cassa" può essere tenuta dal marito o dalla moglie o da entrambi, ma ci deve essere intesa su come vanno utilizzati i soldi.

     

  2. Ognuno dei due coniugi deve sforzarsi di capire tutte le esigenze economiche che ci sono nella famiglia e non limitarsi a vedere quelle su cui in genere si esercita la propria competenza.

     

    Spesso, quando ci sono ristrettezze economiche, si generano momenti di tensione. La moglie accusa il marito di non sapere provvedere alle necessità della famiglia, di essere poco capace, di non darsi abbastanza da fare, colpevolizzando così il proprio compagno. Il marito accusa la moglie di non saper fare economia, di spendere troppo, di avere sempre troppe esigenze. Le situazioni difficili vanno vissute insieme, facendosi forza a vicenda e non scaricandosi colpe e responsabilità.

  3.  

  4. Entrambi i coniugi devono poter disporre di proprie risorse da poter utilizzare per piccole esigenze personali.

     

    Il rispetto delle regole concordate deve essere assoluto. La verità deve regnare nella comunicazione tra i coniugi, la lealtà nell’uso dei soldi: ognuno dei coniugi deve sapere di potersi fidare dell’altro (Prov. 31:11).

  5.  

  6. Nel caso in cui tra i coniugi non ci sia piena sintonia circa la somma da destinare per la chiesa e l’opera di Dio in generale, il credente dovrà far affidamento sulle proprie risorse personali, senza sotterfugi ed inganni.

     

  7. La Parola di Dio incoraggia il risparmio (Prov. 6:6-11; 2 Cor. 12:14), ma non l’avarizia (Matt. 6:19,20; Luc. 12:15).

     

  8. La Bibbia insegna ad essere contenti dello stato in cui ci si trova (Fil. 4.10-13) e a non aspirare a cose particolarmente costose (Rom. 12:16). L’accettazione di questi consigli eviterà di sottoporsi a sforzi finanziari eccessivi e di fare ricorso ad acquisti che comportino debiti, prestiti, cambiali, ecc. (Rom.13:8).

     

 

 

 

 

LA SESSUALITA’ NEL RAPPORTO DI COPPIA

 

Riguardo alla sessualità la Bibbia insegna alcune cose in modo molto chiaro:

 

  1. La sessualità fa parte del piano creativo di Dio e come tutto il resto della Creazione deve essere giudicata come qualcosa di "molto buono" (Gen. 1:31).

     

    La differenziazione sessuale tra uomo e donna caratterizza tutti gli aspetti della vita umana, ma l’ambito in cui i rapporti sessuali possono aver luogo è il matrimonio. Al di fuori di tale ambito i rapporti sessuali costituiscono il peccato di fornicazione o adulterio (Eb. 13:4).

  2.  

  3. La sessualità è intesa dalla Bibbia non solo come strumento di procreazione, ma anche come completamento della perfetta unione tra marito e moglie e come fonte di piacere ed appagamento reciproco (Prov. 5:15-19; Eccl. 9:9).

     

Sulla base di questi principi, si possono esprimere i seguenti suggerimenti:

 

  • Bisogna tener conto dei desideri del coniuge e non solo dei propri. Non tutti vivono gli impulsi sessuali con la stessa intensità. La Bibbia insegna che, nell’ambito della sessualità, la "sovranità" sul proprio corpo è limitata (1 Cor. 7:1-4). Anche in questo campo, quindi, se dovessero evidenziarsi esigenze molto diverse, si cercherà un equilibrio che tenga conto dei bisogni di ognuno dei due coniugi.

     

  • L’esercizio della sessualità non è prerogativa di uno dei due coniugi: la Bibbia insegna che entrambi hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Un vero amore tra i coniugi porterà l’uno a cercare non solo il proprio appagamento, ma anche quello del proprio coniuge.

     

  • I rapporti sessuali non devono essere vissuti con distacco, o subiti come un dovere, un’imposizione. Inevitabilmente ciò condurrebbe ad un deterioramento dei rapporti e aprirebbe la porta a pericolose conseguenze.

     

    La Bibbia non fissa una "misura" nell’esercizio della sessualità. Sono da evitarsi sia la prolungata astinenza (1 Cor. 7:5) sia l’eccesso (Rom.13:13).

  •  

    Bisogna tener presente che dall’esterno molti stimoli tendono ad accentuare gli impulsi sessuali naturalmente presenti in ciascuno di noi. Bisogna essere saggi nel non lasciarsi condizionare, cedendo a tentazioni pericolose, e nel non sottovalutare i pericoli derivanti dal porre scarsa attenzione all’esercizio della sessualità.

  •  

    Ognuno dei coniugi deve curare il proprio corpo ed il proprio aspetto fisico, onde evitare che l’altro possa perdere il senso dell’attrazione fisica e cadere nella tentazione di cercare appagamento fuori del matrimonio.

  •  

  • In caso di difficoltà, insoddisfazione, perplessità nel campo della sessualità, bisogna guardarsi dai consigli degli "esperti" che si trovano in abbondanza su ogni rivista: in genere si tratta di gente che non ha alcuna conoscenza della morale biblica e che dunque esprime pareri spesso in contrasto con l’insegnamento del Signore.

     

 

 

 

 

 

 

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