Il rapporto di coppia |
PROBLEMATICHE E PROSPETTIVE BIBLICHE
La famiglia è il nucleo fondamentale della società umana. Come credenti cristiani di fede evangelica riteniamo che la famiglia debba fondarsi sull'unione che nasce dall'amore tra due persone di sesso diverso ed accettiamo in modo indiscusso il principio biblico dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Riteniamo che le convivenze di fatto non siano conformi all'insegnamento delle Sacre Scritture, così come rifiutiamo di vedere nel divorzio la soluzione ai problemi delle coppie in crisi, pur avendo rispetto e comprensione verso coloro che hanno fatto delle scelte diverse da quelle indicate dalla Parola di Dio. L'esperienza ci insegna che il rapporto tra i coniugi presenta momenti di difficoltà, talvolta notevoli, anche nei casi ritenuti apparentemente poco problematici. Tali problematiche sono sempre esistite, ma negli ultimi tempi hanno assunto dimensioni sempre più grandi e sono diventate sempre più numerose le coppie in crisi, crisi che spesso sfociano in separazioni e divorzi. Il problema riguarda tutte le fasce di età: i più giovani devono trovare la giusta intesa per costruire un solido rapporto di coppia che si rifletta positivamente sulla stabilità dell’intera famiglia, i più maturi devono saper far fronte al logorio degli anni che passano e rinnovare il loro impegno di vivere un rapporto di coppia armonioso.
La Chiesa riflette le condizioni della società e non dovrebbe essere così, perché la Chiesa dovrebbe manifestare i segni dell’opera di Dio. Anche tutte queste problematiche familiari dimostrano che oggi ci sono dei livelli di spiritualità piuttosto bassi.
Le ragioni che possono generare difficoltà e crisi all’interno di un rapporto di coppia possono essere tante. E’ opportuno comunque osservare che, al di là delle cause contingenti, ci sono alcune questioni di fondo sulle quali è bene riflettere:
Riuscire a trattare in modo completo tutti gli aspetti e le problematiche della vita matrimoniale è praticamente impossibile, vista la casistica enorme che se ne può stilare.
Sulla base del confronto con decine di coppie della comunità si è dedotto che i temi più rilevanti su cui riflettere sono i seguenti:
Di seguito sono riportate alcune riflessioni e alcuni consigli sui temi sopra elencati, riflessioni e consigli condivisi in diversi incontri tenuti, nel corso dei quali si è cercato di dare un taglio molto semplice alla discussione, evitando i discorsi teorici e dando delle indicazioni molto semplici e pratiche, basate sulla Parola di Dio e sul "buon senso", che riteniamo faccia parte di quella "sapienza" che viene da Alto e che spesso viene trascurata.
IL VALORE DEL DIALOGO
Quando i rapporti interpersonali manifestano qualche problema, il confronto, la discussione, il dialogo, possono essere un ottimo strumento che porta le persone a chiarire le proprie posizioni, a presentare le proprie rimostranze, ad illustrare i propri bisogni, a proporre le proprie soluzioni (Amos 3:3). Questo può valere in tutti i campi e ancor di più nell’ambito matrimoniale, in cui la risoluzione dei problemi dovrebbe essere facilitata dal fatto che tra i due coniugi dovrebbe esserci un sentimento di amore che li lega e che può esercitare un peso non indifferente per il superamento di momenti difficili.
Molte volte però, la discussione ed il confronto, piuttosto che portare al superamento del problema, lo aggravano. Vale quindi la pena di dare qualche consiglio che possa aiutare a confrontarsi in modo sereno e produttivo con il proprio coniuge.
I RUOLI DEI CONIUGI: UNITA’ E DIVERSITA’
La Scrittura insegna che i due che si sposano sono "una stessa carne". Questa sostanziale unità non esclude che all’interno della famiglia i coniugi abbiano ruoli diversi. L’unità di cui ci parla la Bibbia ci consente di affermare che tale differenziazione non deve essere vista come affermazione di una diversa dignità o di un diverso valore tra marito e moglie, ma come il modo migliore, secondo il piano di Dio, di utilizzare le risorse che l’uomo e la donna hanno insite in loro.
Quando si parla di ruoli dei coniugi, probabilmente la prima cosa che viene in mente è stabilire quali sono i compiti del marito e quali quelli della moglie all'interno della coppia.
In realtà la prima cosa da dire è che il ruolo fondamentale che ognuno dei due deve assolvere è quello affettivo. L'uomo senza la donna è incompleto (Gen. 2:18) e viceversa. L'aiuto di cui si parla in questo versetto non deve essere inteso solo nel senso di aiuto materiale, lavorativo. L'aiuto che riceviamo dal Signore non è solo di natura materiale nel momento del bisogno. La moglie per il marito è un dono di Dio e così è il marito per la moglie (Prov. 18:22; 19:14).
Tornando alla differenziazione dei ruoli all'interno della coppia, rileviamo che le indicazioni eesenziali che la Parola di Dio dà sono le seguenti:
1. Al marito compete la funzione di guida e la responsabilità primaria del provvedere i mezzi di sussistenza per la famiglia. Questa funzione deve essere esercitata con amore e rispetto per la moglie (Gen. 3:17-19; 1 Cor. 11:3; Ef. 5:25-28; 2 Tess. 3:10-12; 1 Piet. 3:7).
E’ errato l’atteggiamento del marito che, per timore o indolenza, si sottrae alle responsabilità legate alla sua condizione di capo della casa. Se il marito è un credente, ha anche la responsabilità di vegliare sulla condizione spirituale della sua famiglia. E’ altrettanto errato l’atteggiamento del marito che ritiene di potere esercitare la sua funzione guida in modo autoritario e talvolta violento: la moglie non è una serva, ma una compagna di vita; i figli non devono essere maltrattati, ma educati ed aiutati a crescere. Quanto detto sopra non significa che le decisioni in famiglia debbano essere prese solo dal marito o che questi non debba alzare un dito per aiutare la moglie anche nelle faccende di casa.
2. La moglie, a cui è affidata la funzione della procreazione, ha il dovere di allevare i figli e di curare l’ambiente domestico, accettando la funzione guida del marito (Gen. 3:16; 1 Cor. 11:3; Ef. 5:22-24; 1 Tim. 5:9,10; Tito 2:4,5; 1 Piet. 3:1). Essere sottomessa al marito non vuol dire essere una schiava, ma riconoscere ed accettare le indicazioni divine per il bene della famiglia. I suoi doveri verso il marito e gli altri membri della famiglia devono essere riconosciuti e adempiuti. L’eventuale lavoro fuori di casa ed anche gli impegni connessi con la vita della comunità non possono costituire alibi per venire meno ai propri doveri di moglie e di madre.
La moglie deve saper guadagnarsi l'amore incondizionato del marito.
3. Ad entrambi, poi, appartiene il compito di educare i figli (Prov. 6:20).
I figli sono un dono del Signore (Sal. 127:3), tuttavia possono anche diventare un problema nel rapporto di coppia. La nascita di un bambino produce uno stravolgimento nella vita di una famiglia. La moglie, diventata madre, può essere soggetta alla "depressione post partum", la sua sessualità, durante la gravidanza e dopo il parto, subisce inevitabili condizionamenti, le sue attenzioni saranno rivolte in primo luogo al neonato. Da tutto ciò ne può conseguire che il marito si senta trascurato ed insoddisfatto. E' evidente che questa fase della vita della coppia deve essere gestita con amore, pazienza, sensibilità, equilibrio reciproci. Nel corso della vita poi i figli assorbono tante attenzioni e cure da parte dei genitori che c'è il rischio che costoro mettano talmente in secondo piano la loro relazione di coppia fino a farla quasi "scomparire". La gravità di questo "vuoto" probabilmente emergerà quando i figli lasceranno la casa paterna per lavoro, per matrimonio o altre ragioni ancora.
Tornando al compito di educare i figli può essere utile ricordare quanto segue:
N.B. Sulle tematiche connesse all'educazione e al rapporto con i figli si possono visionare anche gli articoli "Genitori e figli: una relazione speciale" e "Gli anni "difficili"", in questa stessa sezione del sito.
IL VIVERE QUOTIDIANO: UN NEMICO SUBDOLO
Uno dei nemici più pericolosi per un sano rapporto di coppia è rappresentato dalla quotidianità dell’esistenza. Le forme in cui si manifestano gli effetti negativi del vivere quotidiano sul matrimonio sono diverse, ma il risultato finale è sempre lo stesso: minacciare seriamente la felicità coniugale e la serenità della famiglia. La quotidianità delle azioni produce ripetitività e noia. Se da un lato la consuetudine genera una certa sicurezza, dall’altro produce appunto noia, mancanza di entusiasmo, apatia, indifferenza. Spesso non si è in grado o non si ha voglia di apportare delle variazioni, delle novità alla consueta vita quotidiana e alla lunga questo fatto influisce negativamente sul rapporto di coppia, fino al pericolo estremo che questo rapporto perda la sua vitalità, diventando sempre più un’unione formale, o che addirittura si deteriori tanto da indurre i coniugi alla separazione. Quando la vita di ogni giorno diventa particolarmente intensa e movimentata subentra il pericolo dello stress. Coniugi troppo stressati dalle proprie attività non saranno in grado di dedicare tempo ed attenzioni l’uno all’altro, con l’inevitabile conseguenza, anche in questo caso, che il rapporto coniugale ne risenta. Prendere coscienza di un problema ovviamente non significa trovarne immediatamente la soluzione, ma per lo meno aiuta ad inquadrare la questione nella giusta prospettiva. Rendersi conto che il sistema di vita in cui ci troviamo, e che per certi versi ci siamo dati, ci fa pagare un prezzo molto elevato al nostro rapporto di coppia, ci aiuterà a non ritenere il nostro coniuge il responsabile unico del nostro disagio; ci aiuterà a non scaricare su lui/lei il nostro malessere, il nostro disappunto, la nostra insoddisfazione, la nostra stanchezza. Se ci si rende conto che il nostro rapporto soffre per qualcuna delle ragioni dette sopra, la cosa ideale sarebbe quella di intervenire in modo da eliminare o ridurre le ragioni del disagio: rendere meno monotona la propria vita, creare delle occasioni che possano recare qualche svago o diversivo, ridurre la mole delle attività in modo da diminuire lo stress conseguente, e così via. La visione della vita coniugale presentata dalla Bibbia non è certo quella di una condizione di sofferenza psicologica: Gen. 26:8; Deut. 20:7; 24:5; Prov. 5:18; Eccl. 9:9. Bisogna valutare seriamente la necessità di apportare qualche aggiustamento al consueto modo di vivere quotidiano, anche a costo di qualche prezzo da pagare, perché il valore di un sano rapporto di coppia è di gran lunga superiore ad altri obiettivi che si intendono conseguire (carriera, benessere materiale, rapporti sociali, soddisfazioni personali, ecc.). Il problema se lo devono porre non solo le coppie che si rendono conto di avere qualche problema in tale ambito, ma anche quelle che apparentemente non sono colpite da questo fatto, perché ilo disagio potrebbe essere “in incubazione” ed esplodere negli anni a venire. Se non è possibile cambiare le cose, è chiaro che bisogna prendere atto della situazione e con serenità cercare di adattarsi (Fil. 4:11 – essere contento –Riv.), rendendosi conto che la conoscenza chiara del problema esistente è già di per sé un notevole aiuto per risolverlo o almeno per convivere con esso.
PROBLEMI CON LE FAMIGLIE DI PROVENIENZA
L’istituzione del matrimonio si basa sulle parole di Gen. 2:24: "L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne". Sono indispensabili, quindi, due fatti: la separazione dai genitori e l’unione al proprio coniuge. E’ chiaro che i termini separazione e unione devono essere intesi soprattutto in senso psicologico più che fisico: lasciare la casa paterna e continuare a "dipendere" psicologicamente o affettivamente dai propri genitori non basta, così come non è sufficiente per un buon matrimonio vivere insieme alla propria moglie o al proprio marito senza avere stabilito una reale unione di sentimenti e di intenti. Come conseguenza dei due passi suddetti scaturisce la realtà presentata dalle Scritture che i due coniugi costituiranno, pur nel rispetto delle due diverse identità, una sostanziale unità.
Quanto detto sopra, al di là delle enunciazioni teoriche, ha dei risvolti pratici ben precisi:
Naturalmente il lasciare di cui parla Gen. 2:24 non vuol dire abbandonare, non vuol dire ignorare, non vuol dire disprezzare. Ai membri delle famiglie di provenienza sono dovuti amore, rispetto, gratitudine, accoglienza, sostegno, aiuto e quant’altro viene raccomandato dalla Parola del Signore e ciò riguarda ovviamente non solo i membri della propria famiglia di origine, ma anche quelli della famiglia di origine del proprio coniuge, a cominciare dai suoceri.
Non si può neppure pretendere che il coniuge dimentichi la famiglia di provenienza, troncando i rapporti con essa o impedendo che ci siano incontri, visite, conversazioni telefoniche con i familiari. Il fatto che si abbia diritto all’autonomia nella cura ed educazione dei figli non deve portare a impedire che i nonni possano godere della gioia di stare con i nipotini.
Spesso da parte dei suoceri si ricevono dei benefici (aiuto economico, collaborazione in casa, assistenza ai bambini, ecc.). Bisogna tener presente tutto questo, con uno spirito di riconoscenza (Col. 3:15).
SCARSA COMPATIBILITA’ DEI CARATTERI
Ogni persona è diversa dalle altre per temperamento, desideri, bisogni, attitudini ed altro ancora. Inoltre esistono delle differenze di sensibilità e di comportamento dovute alla diversità di sesso. Bisogna prendere atto dell’esistenza di questa singolarità di ogni essere umano. A volte la coesistenza tra due persone, nonostante le suddette differenze, risulta abbastanza agevole, a volte diventa difficoltosa o addirittura problematica.
Nei primi anni di matrimonio le differenze di temperamento e di aspirazioni emergono con maggiore vigore e dunque è in questo periodo che si dovrà porre particolare cura nello smussare le spigolosità, nell’essere disponibili, nello sforzarsi di capire i bisogni dell’altro/a, ecc.
PRINCIPI BIBLICI PER UNA CORRETTA AMMINISTRAZIONE
L’amministrazione delle risorse economiche è un aspetto importante della vita di una famiglia e dunque è essenziale che anche in questo campo tra i coniugi vi sia intesa e armonia. La Parola di Dio presenta alcuni principi basilari che devono caratterizzare il rapporto del credente con il denaro ed i beni materiali in generale. Dio è il Sovrano di ogni cosa e quello che abbiamo viene da Lui, attraverso il lavoro. Siamo chiamati a ricevere da Dio ogni bene con gratitudine, ad amministrarlo con saggezza e ad "offrire" al Signore una parte di quello che Egli gli concede di avere per il sostegno alla Sua opera e l’assistenza ai poveri e bisognosi.
Se entrambi i coniugi sono credenti non dovrebbero esserci difficoltà a realizzare unità di sentimenti e di intenti nell’amministrare le risorse della propria famiglia, ma anche nel caso che uno dei due non sia nella fede, è importante che ci sia accordo sul modo di procedere.
LA SESSUALITA’ NEL RAPPORTO DI COPPIA
Riguardo alla sessualità la Bibbia insegna alcune cose in modo molto chiaro:
Sulla base di questi principi, si possono esprimere i seguenti suggerimenti:
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